Friday 18 April 2008

alcune riflessioni di Huginn

A Ulm ho portato il sole.
Sì, ho cambiato qualcosa in alcune persone, ho portato novità in certi ambienti, aiutato in certi altri e di certo sollevato anche un po' di chiacchiere in giro.
Ho portato un po' del sole che vivo dentro.
Quando sono arrivato Ulm era soleggiata. E tutte le volte che sono tornato da fuori c'era il sole.
E tutte le volte che l'ho lasciata nevicava.

Trattenute le lacrime a stento, caricando i bagagli su una macchina che mi avrebbe riportato in Italia, sotto una neve inaspettata e incalzante, ho baciato il mio addio a una città che per qualche motivo aveva attratto le mie simpatie.

Saranno stati i corvi, le prime nevi di novembre, così entusiasmanti.
Saranno state le passeggiate solitarie per le strade (quanto si vede meglio sulle proprie gambe, fanculo l'auto).
Saranno stati gli italiani, simpaticissimi e generosi, e i tedeschi sinceri e tranquilli.

A Ulm ho portato il sole, ma sento di essermi portato a casa tanta nebbia.
Aver abbandonato una realtà e delle persone per cui ero a mio modo un centro di gravità, è stata dura. Ma ancora più dura tornare all'università: un luogo che prima amavo, ma ora vedo solo come svilente e spersonalizzante. Non conto niente, non valgo niente, sono solo una bestia da esami.
Cerco di capire per quale motivo avrei dovuto imparare a memoria la sintesi in controreazione dello stato, perché a memoria, e perché questa conoscenza determina l'essere o no un ingegnere. E nel frattempo arrivo lo "Zeugnis", il report di fine contratto con Frank che attesta le mie competenze tecniche e umane, mi riempe di complimenti e mi dice che con dispiacere chiudono il contratto.
E allora mi chiedo perché non l'ho esteso come proponevano loro? Perché cazzo perché? Perché devo subire le pene meschine e barbine di gente che non ha mai lavorato davvero? Quante ce ne sono da dire sulla nuova università, su come si è adeguata la nostra e su certi professori.

Riforma del cazzo, ha rovinato l'università.

Beh, per quanto riguarda l'esperienza di Huginn vi dico questo.
E' stata grandiosa e mai la cancellerei. Sarebbe importante che tutti i popoli si spostassero e visitassero altri paesi. C'è sempre da imparare. Nel nostro caso c'è tutto da imparare. Quasi.
Ora vorrei solo tornare alla terra natìa da vittorioso e restarmene qua, completare la specialistica e nel frattempo decidere per il futuro: sogno sempre di andare a vivere in Norvegia e trovare lavoro là, ma mi chiedo ancora se la Norvegia è un mito che mi sono costruito da me...
E qua ho tutto, non manca niente. Anche il lavoro più bello che potessi desiderare.
Le montagne e il mare, il Conero non ce l'hanno in molti...
Quello che ci manca è un sistema sociale adeguato, una società democratica e una politica quasi onesta. E non possiamo sperare di averli nei prossimi 5-10 anni credo.
Quello che ci manca è una vita serena, perché qui siamo tutti stressati. E se due madri si fermano con i figli in carrozzina a parlare al parco - che è già tanto che hanno trovato un momento di pausa - si lamentano e si piangono addosso e poi fuggono perché il tempo è finito.
In Germania i genitori uscivano insieme con i bambini al parco tranquilli e beati, perché vivono nel benessere. I soldi contano fino a un certo punto, che lo si voglia o no. Magari qualcuno che ha fatto scout come me sa anche qualcosa a proposito di essenzialità, ma è una lezione per pochi e perciò chi non la conosce ha bisogno del benessere.

Lasciare casa fa riflettere su tante cose. La famiglia e il proprio essere adulto. Quanto tempo vogliamo spendere con i nostri genitori? Che vita vogliamo davvero per noi, ora che è possibile provarne una? I luoghi? Sono tutti uguali? E le persone? Le persone contano davvero. Se i luoghi fossero così importanti allora l'Italia sarebbe il migliore posto del mondo per vivere. Perché mite e bella come l'Italia ce ne sono pochi. La neve mi piace. E la Norvegia era bella. Le campagne della germania del sud sono molto pittoresche. Ma io credo che dal punto di vista naturale e paesaggistico l'Italia sia completa. E ci sarà un motivo se tutti vengono qua, mica sono proprio scemi.
Andare a lavoro da riflettere molto, e su questo punto, a quest'età insisterei parecchio. Molti dei nostri compagni delle medie lavorano da un pezzo. Magari per loro è naturale e su certe cose non ci hanno mai riflettuto. Per noi tardoni universitari che magari cominciamo a percepire uno stipendio o un assegno di ricerca a 28 anni (all'estero è tutto un altro discorso), lavorare ormai non è più concepibile. E poi... azz ora non ho più tempo mi dispiace.
A presto

Riguardo le elezioni

Riguardo le elezioni c'è poco da dire: il circo delle pulci... Tra indagati per mafia candidati al parlamento, un sistema elettorale da cancellare, l'idea anticostituzionale del "voto utile", la disinformazione più totale dei cittadini, partiti che promuovono l'aumento dell'acido ascorbico nella coca-cola e la riduzione dell'IVA sulle patatine al formaggio...

Direi volentieri "io emigro", se non fosse che le mie colline - piene di mezzi mafiosi, per carità, un certo sindaco adesso è indagato - sono proprio mie, quasi mie e sono splendide, per quanto sono e saranno sempre le stesse.

E' che l'italiano sta diventando un animale da stress, e i giovani degli animali asociali co sto cazzo di internet, ma che ci sto perdendo tempo a fare?
Ah, sì, perché Huginn e Muninn viaggiano sul serio... E vogliono raccontarvi qualcosa...

Monday 14 April 2008

Elezioni... + quotation time

I risultati definitivi delle elezioni non sono ancora arrivati. Ma avevate forse dubbi?
Avevate dubbi che l'Italia, di fronte a un momento di difficoltà, avrebbe votato chi ci ha messo nelle statistiche tra i "paesi semi liberi"? Avevate qualche dubbio che un ridicolo nano pelato avrebbe preso il potere ancora? Quante volte è già successo? Non abbiamo cominciato lo scorso secolo?
Ma questa volta è diverso.
Le ultime elezioni le avevo passate in veglia, con il pugno chiuso e il basco con la stellina, sperando.
Queste elezioni le ho passate dormendo, curandomi di altri affari.
La volta scorsa ho accolto i risultati con appresione e gioia. Questa volta ho solamente scosso la testa. Lo sa pevo già. Era ovvio, era scritto.
Questa volta ho un rimpianto per i kinsmen che ho lasciato in patria, e un respiro di sollievo poiché non sono in Italia. Ci dovrò tornare, lo so, ma solo per il tempo strettamente necessario.

In Irlanda Ahern ha governato per 3 mandati, cambiando la faccia dell'Irlanda nel paese che io conosco.
In Italia dopo un anno ci stufiamo del presidente.


QUotation time: this time from public toilets around dublin:

On a condom machine: "Insert baby for refund"
"Reading this is gives me official rights to rape your sister"
"RIRA: really idiot really arrogant"
"Piss in the urinal, faggot, I have to sit here!"
"It's really amazing how many people bring pens in the toilet, isn't it?"

Thursday 10 April 2008

Quotation time

Yeeeeeh! It's again quotation time!! The best quotations from Dublin everyday life:

"Can I say Obla when you bang me?" from the game swish pang obla...

"Bau bau, is it your nickname?" Christian... INAPROPRIATE

"Write it in the numbers of finnish!" Perhaps some grammar inconvenience....

"if electricity comes from electrons, does morality come from morons?" Remy, probably copie from somebody else, since he's a nasty frenchman.

"no fucking old deluded man in a clown costume proclaiming to be the representative of some science fiction character should have anything to do with my right to choose" My wonderful angry Henna "hassu" Muhonen!

Monday 10 March 2008

Irish weather - part 2

Today I went to the An làr, the city centre alone.
It was one of those thick rainy days, in which it has been raining all night and all morning. Lovely. I went to the bus stop waiting for my number 10, that I luckily spotted and stopped for it was already going away.
A short interlude in the bus reading "Kalevala" and here I am, O'Connel street.
It's so different from the time in which I was there the first time. A sunny, hot day, in a hostile city.
Today everybody was running, avoiding the stubborn rain. I walked forth and back under the rain, just to see people, their ordinary life, their disappointment. Dublin is a huge tabagist lung. It breathes, coughs sometimes.
I entered Penneys, not much for shopping but to avoid the rain. I saw a green T-shirt "Why having a 6pack when you can have a barrel?". 4€. Bought!
Then a bag of local potatoes from the market in Moore street. I went to Eason, but their CD collection sucks. They can't divide all music between "rock/pop" and "classic"!
So I went to Grafton street. I stopped in another music shop. At least they have a metal corner. I bought "Tervaskanto" by Korpiklaani. Of course when I came out of the shop, the sun was shining, and Dublin taking a deep, happy breath.

Album's review:
A brief research in my vocabularies tells me that Tervaskanto means "tar-stage" (palco di catrame) that is, of course impossible. I'm hopeless in finnish...
The booklet saves me, for they kindly translated all the lyrics and titles in english. Tervaskanto means "Resinous Stump". Well, I was close. It sucks anyway.
The ablum opens with a song with an encouraging name "Let's drink". For sure this track is a Irish-finnish agreement. It's nothing special, short and happy. Then Tervaskanto. I jumped it, since I already knew it and in my opinion is the crappiest track of the album. Then Viima... this is breathtaking, at least for me, for I get so excited when I hear singing in suomi!
Veriset äpärät... didn't they say they wanted to stop singing in finnish? anyway, a very restless happy and funloving song. Korpiklaani trademark.
Finally a bit of rest - not much though - with an acustic intro to "Running with the wolves". After 30 seconds the lightspeed-fast beat starts again. The accordion is much more dominant in this album.
Liekkjön isku: The revenge of Ljekkjö. DOn't worry, the 100hitperminute beat doesn't stop. But this turns in a more Humppa melody. Some nice choirs and a cool riff. Again the accordion is overdominant. The song as a whole is very cool, strongly adviced for emo-depressed-lazy people. Just don't mind about the lyrics: no matter what languages do you speak it just sounds as "humppa hummpa homppa hamppa".
Tired? A bit of relax with "Palovana". Not much, but it's a bit slower. Finally guitars get again the leadership. Wonderful, for Italian speakers, the refrain: Katso katso katso katso....
This song tries to be a bit more serious of the usual "dance drink and smash tables" inspiration. Does it succed? Well, yes. Again some acoustic guitar, ending the song. I don't like the equalization though: too emphasis on high pitches.
Karhukaatolaulu: I can't translate this myself: Hunting bear song. You know, Finns have a thing with bears. It's their sacred animal, or at least used to be. Again a "drink dance and smash more tables song", but with feeling in it.
On we go, smashing tables for several minutes and songs, when we can be fascinated by the acoustic intro to "Vesilahden veräjillä". This song is sort of slow haunting and incredibly fashionable. The lyrics are about a real historical fact. A song of blood, for it tells about Kirmu, the lord of Vesilahti, disciple of Ukko. Well, this king didn't love preacher so much, for this traps Huntu, a preacher, that doesn't want to give up his Christian faith and for that his arms are torn away and he is left to painful death. This is by far the masterpiece of the Album.
Then, end titles: we are left with a voiceless song, Nordic Feast. Quite fast, but more relaxing, with some whistles and stuff. A joyful song: everybody is drunk and all the tables smashed. Time to go home with joy. A very short serious part, and humppa humppa again!
That's everything.
I hoped in something more "kädeet siipina", but unluckily this is a happy album. Maybe too happy, but for this reccomended to emo-depressed-lazy suckers.

Hugin is coming to Dublin tonight, so that the crows will meet again in the land of Ravens.
May the northwind bring you good potatoes harvest.

Friday 7 March 2008

Irish Weather

This morning it was sunny and warm (for Irish standard). I thought I didn't need the big jacket... beside is just 2 minutes walk from my house to Newman building. "I'll bring my raincoat instead" I thought. It's small, you can fold it and put it in your bag. I thought I'd look a moron with a raincoat during a sunny day with no clouds. But I didn't care so I came out with sunglasses and raincoat.
After half an hour inside Newman buliding I went to the post office. Outside it was still sunny but it rained a bit. Without clouds. Well... it happens in Dublin.
The I spent the next hour inside Newman building, at a lesson. I had sun in my eyes for all the time.
Finished the lesson I returned a book, it took me like 3 minutes and then I went back home. Outside the door there was a dark sky and heavy rain. Luckily, I had my raincoat. Though I needed to hold the hood for the wind was taking it off from my head.
Now the sun is shining again.

Stamattina c'era il sole ed era caldo. Ho pensato quindi di non portarmi la giacca a vento, ma solo il mio raincoat o cerata o kway o come cazzo lo chiamate. E' piccolo, comodo, si piega e si mette in borsa. Ho pensato che sembravo un coglione con la cerata in una giornata di sole, ma me ne sono fregato e sono uscito con raincoat e occhiali da sole.
Dopo mezz'ora dentro il Newman building sono uscito per andare alle poste. Piovigginava anche se c'era il sole. Niente nuvole. Succede a Dublino.
Poi ho avuto un'ora di lezione, il sole mi ha accecato tutto il tempo. Infine sono andato in biblioteca (tutto al chiuso) per restituire un libro. Ci avrò messo 3 minuti. Quando finalmente esco per tornare a casa, fuori il cielo era nero e pioveva pesante. Fortunatamente, avevo il raincoat. Anche se dovevo tenere il cappuccio con la mano perché altrimenti il vento me lo portava via.
Adesso il sole brilla di nuovo.

Thursday 6 March 2008

Looking for Ireland - Part 2

This should be the part -1 since I've been in Killarney weeks before Glendalough. Anyway... here it is.

Lo scorso fine settimana sono stato a Limerick e Killarney. Il viaggio pianificato e prenotato di fretta, qualche giorno prima. Tutto fatto in maniera più economica possibile.
La mattina mi sveglio, dopo festa e macello notturno, alle 6 di mattina. E' freddo e siamo già in ritardo: perdiamo il bus delle 8. Henna si è scordata di controllare nome e posizione dell'ostello. Fortunatamente in stazione c'è un computer con internet che per l'incredibile somma di 1€ ci fa controllare l'e-mail di conferma.
Entriamo nel bus, dove finalmente ci si può riposare. Il tempo è osceno, buio e nebbioso, ma il paesaggio comunque piacevole.
Fermata in una mini-stazione di servizio per pisciare. Freddo.
Il bagno è freddo, l'acqua è fredda e, incredibile, l'asciugatore elettrico spara aria fredda!
Ritorniamo al moderatamente tiepido bus, il viaggio continua.
Infine arriviamo a Limerick. Facciamo un freddo pranzo con i panini che avevo portato, poi lasciamo le borse alla stazione degli autobus (2,50€, ladri) e giriamo per la città. Beh, la stab-city non è così emozionante, proprio come raccontano. Tuttavia camminando vediamo una chiesa con cimitero, poi visitiamo il museo della contea (piccolo ma gratis) e infine il castello di re John. Quest'ultimo è effettivamente bello e ben curato. Poi si corre indietro alla stazione per paura di perdere l'autobus. CI perdiamo per le vie, ma alla fine troviamo la strada. A quel punto realizziamo che quelli che tengono le borse hanno chiuso per cena. Fanno pausa dalle 6 alle 6:30 e il nostro bus è alle 6:35. Quindi ci dividiamo e incrociamo le dita.
Ottengo le nostre borse alle 6:29, giusto in tempo, poiché i bus della Bus Eireànn sono sempre molto affollati, ma i posti contati, per cui se non spingi per salire sei fottuto e rimani a piedi.
Riusciamo anche a salire. Assetato, stanco e affamato sonnecchio nel bus.
Non sono portato per i viaggi in bus. Ad un certo punto sono assalito dalla sete ma non ho acqua, dal caldo, dal desiderio di una doccia. Per fortuna non manca molto. Infine il bus ci scarica alla stazione di Killarney. Due passi e siamo nell'ostello. Ci affidano la stanza “Lion”, 6 letti ma per fortuna nessun rompicazzo. C'è una finestra sul tetto e non c'è tenda o persiana o sportellone. Bene, ci alzeremo presto. La camera è tutta di legno e sulla card per entrare c'è disegnata una croce celtica. Sì, sono in Irlanda.
Pianifichiamo l'attività per il giorno seguente ed andiamo a dormire, sfiniti.
Ci svegliamo presto, al suono della sveglia dell'orologio. Veloce doccia, colazione. Purtroppo non hanno salsicce, pudding, roba irlandese in generale. Solo pane burro e marmellata.
Prepariamo gli zaini e partiamo: si va ad affittare le biciclette.
Le prendiamo in un'altro Ostello, molto accogliente, tutto di legno, con il caminetto e un tipo svitato. Le bici sono Ok, costano solo 12€ a giornata. Unica condizione: riportarle prima delle 6.
Così si parte. Panico: siamo nella città e dobbiamo guidare a sinistra! Con aria da turisti incapaci ci mettiamo in carreggiata. Io vado per primo, ma col mio senso dell'orientamento mi perdo: Henna prende la leadership. Pedaliamo a lungo ma alla fine troviamo l'entrata del parco: un paradiso di laghi e monti, foreste e prati che non può essere spiegato da un semplice racconto. Non c'è prosa che possa splendere come le acque del lago, essere misteriosa come la nebbia. Corriamo veloci sul dorso delle bici, fermandoci nei punti migliori, esplorando a piedi i capolavori della natura. Dopo lunghe ore abbiamo finito il giro principale. E' tardi, ma nonostante le gambe crampate decidiamo di vedere il Ross Castle. Il castello è sul lago e decidiamo che il giorno seguente vale la pena di esplorarlo il barca: c'è un'isola abitata, DENTRO il lago!
Sta per scadere il tempo di affitto delle bici! Per questo corriamo – sfiniti – indietro al posto dove le abbiamo prese. Contro ogni previsione, arriviamo in tempo. Facciamo due passi per la città, incerca di una pinta. I pub non mancano, ma Henna è così affamata – a ragione – che torniamo all'ostello. Prima però facciamo altri due passi. Incrociamo un “Celtic Bookshop” e un “Celtic music shop”. Entriamo in entrambi. Sono tentato di regalare a Leonardo un libro tipo “100 irish tunes” ma so che mi ammazzerebbe! Adocchio una cinta per chitarra con Celtic knots vari. Costa una cifra impronunciabile. Usciamo.
Ci prepariamo la cena della cucina dell'ostello. C'è un australiano che cucina carbonara, ce ne offre un po'. Ottima! Racconta che da piccolo giocava con gli amici a rivoltare i serpenti con un bastone.
Riposiamo le stanchissime gambe nel letto. Dormiamo pesante. Un'altro giorno arriva.
E' domenica. Vorrei vedere la città, ma vorremmo anche vedere l'isola. Faremo in tempo a vedere entrambi. Ja paskat.
Ci incamminiamo verso il parco, fermandoci un attimo alla cattedrale. Seguiamo un sentiero che indica “Holy well”. Dopo mezz'ora di Holy wells non c'è traccia, ma già che ci siamo proseguiamo per il Ross Castle.
Infine arriviamo. Scopriamo che il traghetto non c'è, l'affittabarche è chiuso. Mannaggia alla bassa stagione. Tuttavia incontriamo due pescatori che imbarcano la gente. Su queste barchette a motore ci facciamo portare su e giù per i laghi. Il vento è gelido, schizzi d'acqua ci assaltano.
Monti e rocce si riflettono sull'acqua immobile del lago, facendo perdere il senso della realtà. C'è un altro mondo dentro al lago, un riflesso del nostro, come per Platone il nostro era un pallido riflesso del mondo delle idee... Gli uccelli costruiscono nidi e ci guardano, dicendo “qua nessun uomo è stato!”
Sbarchiamo. Degli sconosciuti ci salutano e ci chiedono “Lovely weather, isn't it?”
C'è un fuoco freddo sotto l'Irlanda. Una potenza che la fa germogliare e proliferare. Una felice speranza che alimenta piccoli esseri in tane nel terreno. Una melodia nascosta.
A passo veloce torniamo in città per prender il Bus. Rischiamo di perderlo ma ce la facciamo.
La città non l'abbiamo vista.

Un prodigio si è compiuto.
Pensavo che non si potesse amare più di una persona alla volta; ora amo Henna e Cathleen.

Nota per i lettori: Cathleen ni Houlihan è l'impersonificazione dell'Irlanda, presente in ballate popolari e ripresa da Yeats nell'omonimo dramma.

Looking for Ireland

Oggi sono stato a Glendalough, con il viaggio organizzato dall'International Office... si, proprio come il CRI di macerata...

Qualcuno dovrebbe spiegarmi perché in questi viaggi internazionali c'è sempre una nazionalità sproporzionatamente più numerosa e ogni volta una diversa: prima i malesiani, poi gli spagnoli, poi i tedeschi...

Ad ogni modo, il bus ci fa attraversare la solita amorevole campagna irlandese, inondata dal sole. Ci scaricano a Glendalough, un giro nel museo e presentazione, poi si va nel sito. Tra due colline, nel verde d'irlanda stanno nove edifici piccolini, qua e là, e un'alta torre. E miriadi di tombe e lapidi.

Più in là c'è un grande lago. L'acqua scura contrasta con il giallo della vegetazione fatto risplendere dal sole. Il vento è così forte che sassi legati a corde volano come aquiloni.

Saliamo per il sentiero il paesaggio si trasforma: una foresta, una cascata, una palude, come se attraversassi stanze di un museo. Camminando la pioggia si sovrappone al sole, sottile, pioggia sole e vento e il lago si muove come il mare, ribolle come se un Kraken si stesse agitando nelle sue profondità. Cammino su enormi alberi caduti, ricoperti di muschio e di piccole piante che un giorno diventeranno esse stesse alberi.

L'irlanda è solo prati inglesi e pietre rotte, disse qualcuno. E laghi, aggiungo io. Ma più la guardo più mi innamoro di lei. Cathleen ni Houlihan, tanti anni porti sulle spalle ma il tuo volto ha una bellezza senza età.

Monday 3 March 2008

fondue est divertente

brevi manu: la fondue è come il tetris con il livello 1 (quello più facile).
Vediamo se qualcuno la capisce...
Burp!

Friday 22 February 2008

Abrodians

How weird is being abroad.
You look down when you walk and you know every inch of the path, at least that's what I do when I go to newman building in the morning.
And then you realize that it's soooo many miles from home. Like... thousands!
But you are at home in a way. You say "I go back home" after lesson.
Then a sudden pale fear assaults you when thinking you're far away from home. Then a rational warmth comes to your vein. "I'm in Ireland - I think - I'm home as never before".
Dirty walls are clean and hills are mountains when I think I'm in Ireland. Colours are brighter and the rain... well it's just nice.
I am abroad and in being a foreigner everything takes a special flavour. The flavour that a valley has when seen from the top of the mountain.

Now I want to speak about two questions and two answers.

1 -"Where are you from?"
"I've been born in Lyon"
2- "What's your name?"
"I'm A*****, from Germany"

Where are we from?
For the first person it was a matter of where are you born. For the second one, being german is as much important as the first name. Indeed we are all born and mostly raised in a place. That's were we are born. But then we can move and be something more.
I've been born in Osimo. I lived in Osimo up for 19 years. For 19 years I had no foreign friends, I've never been abroad for more than 10 days.
Today, I can't deny to be born in Osimo. But if somebody calls me "osimano" it upsets me.
For Italian spoke my parents to me and indeed I know how to cook spaghetti, but today there's more in me.
It's in a united europe I live and today I'm even a bit Irish.

So to speak... another intelligent answer to the request "can we speak english?"

"I'm italian and I speak Italian".

Munin wishes you a good european and brotherous weekend, wherever you're from.