Ragazzi...
vi scrivo un po' perché di lavorare in questo momento non ne posso più...
Per carità, un po' di battute con il capoccia italiano, qualche battuta con gli altri, finalmente in questa settimana vengono pubblicate informazioni sul mercato sul quale in questi mesi ho lavorato... Ma questo lavoro in particolare in questo posto non mi piace.
Qualche sera fa ho assistito ad un bellissimo concerto e mi sono reso conto che la mia strada non può separarsi dalla musica. Deve procedere in parallelo ad essa. Quanto mi aiuta la musica, quanto ne ho bisogno, quanto mi riempie lo spirito. E tutta la conoscenza che ho accumulato negli anni? No, non posso dimenticarmi da dove vengo.
Ormai, per fortuna, di lavoro ne rimane davvero poco e nel futuro si prospetta una visita in Irlanda da Dani, e poi studio (matto e disperato...?) il ricongiungimento con le colline marchigiane e visite periodiche nella frazione bucolica di Donaurieden, dove dimora la persona che ha dato un senso a questi ultimi mesi e che ha determinato grossi cambiamenti e una crescita necessaria nella mia personalità. Sembra piuttosto drammatico detto così: è il mio amore. Beh spesso l'amore suona drammatico e ridicolo allo stesso tempo, maestoso e inurbano insieme.
Sto avendo un quadro un po' schematico, ma se non altro chiaro della mia esperienza.
Dopo la preparazione iniziale, a casa, sono arrivato qui guardingo e allo stesso tempo favorevole a questa nuova realtà. Ho incontrato nuove persone, stretto amicizie e iniziato la nuova vita. Ero ancora uno da fuori a ottobre. A novembre è nato il lupo solitario: passato ottobre ospite di Fabiano mi sono spostato nella mia stanza e per tutto il mese non sono riuscito a incontrare praticamente nessuno. Mi sono rifugiato in me stesso e applicato sul lavoro.
E' stato bello, la mia casina era confortevole e stavo bene. Ero sereno e vivevo come un lupo solitario, eccezion fatta per il contatto con amici e parenti su internet. Mentre camminavo ero tranquillo perché circondato dalle persone ma non legato a nessuno.
Mi chiedo che sarebbe successo se avessi passato tutti questi mesi così?
Sentivo la necessità di compagnia, di contatto fisico con qualcuno, come quando hai bisogno di prendere in mano una chitarra e suonare: ti manca qualcosa. Ma non era niente di preoccupante.
Dopo un mese con pochissimi contatti con gli altri italiani qui in Ulm, una domenica arriva un messaggio da una delle ragazze qui, Carola, che infreddolita stava passando la giornata a tenere una mostra aperta. Dovevo andare a pattinare quel giorno con altre ragazze dello stesso gruppo di amici più tardi. Carola però mi mette in contatto con Suzanne per pattinare. Le altre mi danno sola. Suzanne mi fa conoscere Kathrin. E la vita cambia radicalmente.
Era il 2 dicembre. Se novembre è stato il mese della calma e della ricerca di una solitaria pace interiore, dicembre è stato l'opposto: lo sconvolgimento, la rottura con la solitudine, con i miei orari confezionati, con i bus e con l'assessment: è il tempo della scoperta, della costruzione, del nuovo amore e del ritrovo con gli amici a Ulm che non vedevo da un mese.
E' anche il tempo delle vacanze e della famiglia.
Da capodanno invece inizia l'anno nuovo, sempre con lei, questa volta però non solo innamoratini, ma anche conviventi.
Da gennaio sono cresciuto molto.
Prima era solo dimostrare a me stesso che me la cavo, che so vivere da solo, che so lavorare e risparmiare.
Tutte cose in cui me la cavo già egregiamente, ed è per questo che il tempo è scorso facilmente.
Ma quando ci si scontra con la propria preparazione sul piano affettivo, sull'emotività, sulle scelte per il futuro e le proprie idee sulla vita adulta... allora cominciano i guai...
Questo anno nuovo è cominciato con felicità impensabile, ma anche con un sacco di sfide.
Maturare interiormente, tra amore, una convivenza molto stretta, e la consapevolezza del distacco, la necessità del ritorno, idee per il futuro, la necessità di far passare il tempo, la consapevolezza di non poter ottenere tutto subito, la capacità di lasciar passare il tempo, pensare al presente, non dimenticare il passato, non pianificare il futuro, ma facilitarlo.
Avrei tanto da scrivere, ma non ne ho il tempo.
Avrei molto da riflettere, ma non ne ho la possibilità.
Immagazzino lezione su lezione. Presto forse avrò il tempo di lavorarci su.
Intanto vivo. E per la prima volta sono felice di non avere piani e date.
Felice, non tanto per vivere qui, non tanto per tornare in Italia. Felice per essere.
So che non è per sempre. So che è dipendente da chi mi sta a fianco. So che è dipendente da me. So che è: mi basta.
A presto.
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