Sunday 30 September 2007

Irishness....

Sono stato una sera in centro, giovedì. Mi sono risparmiato dal raccontare il disgusto del centro, della "bella società" che va a ballare in taxi, vestiti in tiro, minigonne e tacchi ovunque, poi per le strade vomitando a terra, e capisci da dove viene l'odore tipico di Dublino...
Non mi ci soffermo. Dico solo che la giornata di ieri mi ha ripagato di questi orrendi spettacoli.

Ieri finalmente mi sono reso conto di essere in Irlanda.

Siamo andati in una fattoria irlandese: io, davide, una manciata di francesi, un'invasione di malesiani, una tedesca, due olandesi e nessuno spagnolo... guardacaso.
Sveglia alle 9 e poi in autobus fino a Kells.
Scendiamo dall'autobus: il cielo è grigio, ma ha smesso di piovere. Ho il mal di gola e mi sento abbastanza uno schifo (festacce del cazzo a casa mia e sonodovuto fuggire a casa di Davide per dormire). Tuttavia non mi manca l'entusiasmo.
Pisciatina, poi ci mettono le parnanze e ci fanno fare il pane. Quello mio e di Davide sembra une merda, molliccio e inespressivo.
Terminato il triste capitolo culinario usciamo. Fuori c'è un cane identico a quello della copertina del vino più economico di Dublino: il Workin' Dog. Una più accurata analisi ci fa scoprire che ce ne stanno tipo una decina tutti uguali.
La tappa successiva è nel pollaio. Qualcuno se ne sta lontano dicendo che ha cattive esperienze con le galline. Ma che cazzo può averti fatto una gallina? Boh,
Fattostà che dopo aver calcato per bene la merda di una decina di diverse specie di animali, ci si dirige verso un'altro salone. Non è altre che un lungo edificio di pietre con soffitto di travi e pavimento di legno. Alle pareti sono appoggiati innumerevoli Bodhrann. In questo freddo salone (dimenticatevi termosifoni o anche solo caminetti!) il figlio del fattore ci introduce alla “the siege of Ennis”: gli irlandesi si sono ribellati molte volte agli anglosassoni, ma solitamente perdevano tutte le battaglie. L'unica che hanno vinto è stato questo assedio di Ennis, che hanno prontamente festeggiato creando questo ballo.
Non dimenticate mai comunque che gli irlandesi preferiscono festeggiare prima che le cose accadano, in caso non potessero festeggiare anche dopo. Solitamente però fanno entrambe le cose.
Allora tornando a noi, c'è poco da raccontare, ci siamo tutti divertiti come matti.
Infine si va a mangiare. Il pranzo non era un granché ma se non altro era abbondante. Mangiamo il nostro pane, e si scopro che è venuto bene. Forse ci andava più sale, ma non importa.
Appena finita l'abbuffata qual'è l'idea geniale? Giocare ad Hurling!
Per chi non sapesse, questo sport non professionale performato con mazze di legno e palle di sughero (molto dolorose : |) è lo sport più vecchio del mondo ancora praticato. Non solo, è anche uno dei più violenti e una delle maggiori cause della frattura della mano in Irlanda.
L'aria è diversa da quelle parti. La vegetazione è diversa, respira. Dopo l'Hurling saliamo su un carro pieno di fieno che trainato dal trattore ci porta un po' fuori, in un bog (palude). Qui si scava torba da secoli. E che risorsa incredibile la torba! Nelle sue profondità si trovano corpi ancora conservati, cose antiche. Da questa malta essiccata si ricava fiamma. In essa si mantengono i prodotti del lavoro.
Che aria pulita! Che paesaggi magnifici. In questi acquitrini i guerrieri celtici si nascondevano. Bollivano Caledonia nei loro vestiti per mimetizzarsi e attaccavano gli inglesi per ritirarsi nei bog.

Che paradosso la genetica. Chi potrebbe mai dire che da questi guerrieri discendono le ragazzine in minigonna che trasportate da costosi taxi si fanno portare a ballare nei club snob e poi ne escono sbronze marce, vomitando per terra “l'introito della serata”?
Finalmente ho visto un po' di vera Irlanda, e in questi posti (altro che Dublino) potrei restarci per tutta la vita.

Già comincia il panico da ritorno a casa, mi chiedo come sarà tornare a Osimo e Macerata, vivere in Italia dove aver vissuto i mali e i beni dell'Irlanda. Ma non è ancora giunto il momento.

Slan da Munnin, Il corvo nella terra dei corvi.

idio...sincrasie!

Sta Germania come sarà?
Tra centraliniste lobotimizzate, segretarie che dimenticano gli appuntamenti, immobiliari che non vogliono far soldi, hotel tutti pieni durante il lunedì e il martedì, a me sembra che sti bayern-swabian hanno i cavolini di bruxelles nelle meningi.
Spero di farmi quattro grasse risate alla loro faccia, quando giocando a calcetto insieme al mio superiore italiano urleremo ai tedeschi che noi di stellette ne abbiamo quattro sulla maglietta!!
Ne abbiamo quattro vero? No perché io la sera dell'ultrafinalissima dei mondiali mi ricordo un sacco di casino ma sul teleschermo non vedevo una cippalippa...

Quando arriverò avrò una settimana di "vacanza" e soggiornerò in un Garni in pieno centro che costa poco più dell'ostello. Nel mentre ho un solo obiettivo: trovare casa!!!
Sembra che sia stato fortunato con la sistemazione dell'albergo, almeno sulla carta...

E per concludere ho finalmente prenotato il biglietto del treno... Non famo scherzi!!!

Wednesday 26 September 2007

Questo campus può fare tranquillamente a meno di me. Non che la cosa mi abbatta, ma significa che il mio punteggio è a zero. Praticamente nessuno (tranne pochi italiani) ha alcun interesse nella mia esistenza: significa che dovrò guadagnarmi punti.
La biblioteca è immensa e spesso mi ci perdo. Tra file e file di libri sembra di essere nella biblioteca di alessandria ed è strano pensare che ci sia parte dello scibile umano che non vi sia contenuto.
Quello che mi scandalizza sono le innumerevoli persone che vengono qua (finanziate anche dalla comunità europea) sotto il cielo d'Irlanda e non hanno alcun interesse nel conoscere irlandesi, nell'assaggiarne il cibo, bere la loro birra. Nemmeno per un italiano, un tedesco, un finlandese... Tutti chiusi nei loro piccoli mondi.
Ad ogni modo sono ottimista, credo che prima o poi qualcosa cambierà. L'inquilino francese se ne va... inutile da dire: l'erasmus non è per tutti. A me per fortuna gli dei non hanno negato il dono della forza necessaria.
Forse il mio inglese comincia a fluire... questi irlandesi hanno un pessimo accento. Bello da ascoltare ma decisamente incomprensibile per un outisder. Troppo comico vedere americani e irlandesi che non si capiscono!
E' stato ufficialmente dichiarato dal comitato supremissimo che la mia insegnante di Linguistica, nonché Executive Minion (che carica assurda?) della Game Society dello UCD è una... cioè è molto good-looking, understood? Se non altro ho un motivo per andare ai tutorial di fonetica...

Digressione allegra quest'oggi, poiché volevo alzare un pelo l'umore del Blog - e di mio fratello, che ormai è entrato nel limbo pre-partenza... come la conosco bene quella fase!

Munnin, memoria, sempre fedelissimo a chi lo invoca.

Nel Limbo

Con la conclusione dell'ultimo esame (uno scandaloso, ma sudatissimo 30 cum laude) non ho più doveri nei confronti della mia carriera universitaria. Ora di fronte a me c'è solo uno scurissimo tunnel, lungo 5 mesi. C'è più di una settimana per la partenza: il limbo. Ora sono nel limbo grigissimo che precede l'ignoto della partenza.
Non c'è un tetto pronto ad ospitarmi, non ci sono certezze, solo un paio di nomi, la voce del mio superiore, presumibilmente un abruzzese, un indirizzo e un contratto di lavoro in arrivo per posta. Da firmare.
Ieri dopo l'esame ho visitato i nonni. Mi chiedo se rivedrò nonno. Non è detto che accada.
Poi sono stato il pomeriggio col Sartors e insieme a cena con Sabba e Novi... Li ho salutati tutti.
Via Bartolini, piazza, Osimo, Rockeggiando... Con un po' di ironia stavo cominciando a riprendere rapporti col passato.
Forse perché tutto sommato io appartengo a tutto quello, o se non altro sono le mie radici che cercano di pescare quel poco nutrimento che rimane.
Sto cercando rapporti umani, saluti, baci, abbracci, strette di mano. Forse perché mi comincia a mancare la terra sotto i piedi...

Non c'è niente da fare, sono nel limbo ansioso che precede la partenza e tra speranze e inquietudini guardo le nuvole grigie passare... Ne vedrò tante ancora di nubi.


Là davanti c'è il nord, e nell'orizzonte una storia tutta da scrivere.
Tra le colline, le cascine note e sui campi, duri solchi da tracciare

Tuesday 25 September 2007

O' sole... Die Sonnen

Ora splende il sole. Solo per qualche minuto, tra le nuvole, ma ancora scalda.
Mi chiedono se mi manca l'italia. Perché dovrebbe?
Mi mancano alcune persone a me care, che ebbero in destino di nascere in italia.
Ma il clima per ora è mite. La pioggia non dura più di qualche minuto, il freddo non è affatto forte. La pasta si trova. Il parmigiano costa molto è vero, ma si vive anche senza. GLi irlandesi sopravvivono da millenni senza la pizza napoletana mi risulta.
E poi che soddisfazione aprire il giornale e non trovare la merda sparata dall'ultimo opinionista o politico italiano, l'ultima proposta di disinfettare i treni o radere al suolo questa o quella città.
Che bello non vedere gente che cerca di nascondere la decadenza economica del proprio paese. Che bello leggere riviste dell'università (gratuite) che non hanno problemi a criticare l'università stessa che le finanzia.
Mi dovrebbe mancare l'italia?
Per ora no.
Passiamo ad altre cose.
La situazione campus si fa sempre più strada. Christine sale nel furgone di Jonas aka Germany... li vedo dalla mia finestra. Le coppiette si fissano. Di noi italiano se ne fottono tutti... tranne gli altri italiani. Kevin viene da Kildare, e ci dice che Dublin 4 è molto snob e difficilmente troveremo gentilezza e accoglienza.
Insomma la torre di Babele impera mentre il carico di studio aumenta e il vento spira. Tra le difficoltà, le frustrazioni e le speranze il mio viaggio continua.

Friday 21 September 2007

Italiani

Ora invece qualche foto della Little Italy che mi porto dietro a Dublino:
Da sinistra a destra: Davide, il metallaro sardo; Michela; Andrea il rugbysta di Rieti; Io; Matteo e Sean, il siculoirlandese che è qua per il full degree.


Foto


Di solo testo non vive un Blog, per questo riesco finalmente a presentarvi delle foto del mio soggiorno.
Cominciamo con qualche panoramica dell'università.









Ecco qua invece uno dei più bei ponti sul Liffey, poco distante da O'Connell street, con, sullo sfondo, le tre gru simbolo della "tigre celtica" che ancora scalcia


Wednesday 19 September 2007

Snorri Sturlusson...

Munnin non poteva restare inattivo.
E' per questo che sono andato in biblioteca. Mi sono detto "vediamo se hanno l'Edda" e così ho cercato nel database elettronico.
Detto fatto. Ce l'hanno.
Dopo un giorno intero di ricerche per trovare lo scaffale giusto, eccomi davanti al tomo numero 389.61.
Una? mille edizioni! In italiano, in tedesco, in inglese, con testo a fronte, in islandese, con saggi, in edizione del 1920... di tutto.
Così mi sono portato a casa questo libro che dovrebbe essere l'ABC del nordlander.
Il piano di socializzazione continua con il meeting degli studenti internazionali.
Saremo stato 200 o più nel "piccolo" O'reilly hall. Cena buffet gratis, dove dimostriamo che quello a razzolare i piatti sono sono sempre gli italiani, anzi raramente siamo noi.
Le svedesi non mi cagano di striscio, socializzo con una tedesca e una finlandese.
Non ci sono danesi né norvegesi... strano.
SOcializzo solo con una tedesca e una finlandese ma dopo un po' me ne vado scazzato. Mi vergogno del mio inglese che è ancora troppo pessimo, delle cose che volevo fare e non riesco a fare...
Poi durante la notte mi succede qualcosa.
Ho cominciato a pensare al ritorno.
E a tutte le grandi e piccole cose che mi mancheranno di questo posto. Al fatto che mi comincia a piacere lo UCD. E anche DUblino. FOrtunatamente il sonno mi toglie questi pensieri penosi.

Munnin

News

Alcuni aggiornamenti: la data della partenza è stata leggermente posticipata, dato che fino al 15 ottobre non inizierò a lavorare in Germania. Probabilmente la data della partenza è l'8.10, così da avere una prima settimana libera per ambientarmi...
La causa di questo delay è da attribuire ad una impiegata sbadata, che stando alle descrizioni "se fosse intelligente un decimo di quello che è bona avremmo risolto i problemi del mondo".... asd

Certo se bastasse essere intelligenti per risolvere i problemi del mondo...
Bisogna anche essere in gamba... Tipo Ratman...

Intanto gli immobiliari tedeschi sono un po' fuori... SMS: Mi fissano un appuntamento il 20.09 alle 16:00:00 (anche i secondi...) per un appartamento che avevo trovato libero. Telefono per dire che non ci sono fino alla fine di settembre almeno.
Bene.
Dieci minuti dopo: SMS: Mi hanno fissato un appuntamento per il 21.09 alle 17:00 - minchia un giorno e un'ora più in là, adesso sì che va bene...

Scherzi a parte se ho capito bene sono delle visite per più persone - se ho capito bene - comunque non c'è bisogno di avvertirli se non ci sei. Mi dicono di richiamarli quando arriverò...
Ma queste altre persone non mi soffieranno via l'appartamento sotto il naso?

Sfatiamo il luogo comune che i tedeschi sono pignoli: sono confusionari e pignoli.
O forse la confusione ce l'ho io nella testa.
O forse non ho ancora capito come diavolo gestiscono queste cose.

Sunday 16 September 2007

Come era ovvio, non potevo rimanere a lungo senza conoscere altri connazionali.
Così ne incontro due, di cui uno, Davide, abita proprio di fronte a me. Per fortuna sono all'incirca la parte di italia che avrei voluto portare con me e non quella per la quale l'ho abbandonata.I miei flatmates sono sempre più amorfi. Ognuno fa la spesa per sé, mangia per sé e ci salutiamo appena. Alla faccia dell'appartamento Erasmus.
Mi sono dovuto ricredere sugli spagnoli e sugli americani. I primi, dopo i primissimi giorni sono diventati sempre più asociali, parlano solo spagnolo. I secondi sono i più gentili che abbia mai conosciuto. Anche se con i loro difetti e idiosincrasie, sono molto cordiali con tutti quanti, apprezzano la nostra cucina e ci propongono la loro (che non è solo hamburger e patatine fritte). Detestano Bush e sono critici verso l'america, anche se la california (vengono quasi tutti da lì) non dovrebbe essere male.
Una sera stavamo alla finestra e abbiamo visto della gente passare. A dire la verità il campus era superaffollato. Ci vedono alla finestra e ci fanno cenno di venire. Io e Davide scendiamo e ci uniamo alla popolazione autoctona. Molti di loro sono belli sbronzi. In quanto italiani giochiamo la parte degli animali da zoo. Del tipo “ah italians! Pizza mandolino mafia! I know some words in italian: vaffanculo bastardo!” Insegnamo loro anche l'inno d'italia. Con qualcuno un po' più sano, come il giovane Idreen (non so come si scriva in verità), si riesce a parlare normalmente. Le ragazze sono veramente belle, alla faccia della leggenda metropolitana che vuole che le ragazze irish siano brutte. Battono le italiane 10 a 0, fidatevi.

Io e Davide condividiamo questo desiderio di mescolarci nella popolazione indigena, per cui riusciamo a scambiare numero di telefono con alcuni di loro che ci promettono che il giorno seguente faremo una bella festa.
Entriamo in un appartamento. Ci accoglie Brendan, faccia da irlandese, ci offre quel poco di birra rimasta e scherza con noi.
Proviamo la famosa socievolezza irlandese.
Infine l'ora si fa tarda e arriva la security dell'università. Ci si saluta e da appuntamento a domani.

Il giorno dopo nessuno risponde al telefono. Quelli che cantavano con noi l'inno d'italia e credevano che io fossi pirlo, quelli che acclamavano l'arrivo di due italiani... non ci salutano né danno segno di volerci riconoscere.
Tranne Idreen e un suo amico di cui non ricordo il nome.
Dal punto di vista pratico, le lezioni sono brevi e interessanti. A parte fonetica. L'acquisto di pentolame e lenzuola, l'arrivo dell'accappatoio e l'incontro con gli italiani rendono tutte le attività
vitali sono più semplici e soddisfacenti.

Cammino per la strada, sotto il cielo sempre nuvoloso ma bello. Ascolto “the passenger” e penso che sono proprio un passeggero. So che devo stare qua, rimanerci. Non sono un turista, il mio scopo è vivere qua come se fosse la mia casa, mescolarmi alla popolazione, fare esami, mangiare, come tutti gli altri. Eppure non sono qua a tempo indeterminato. C'è un orologio che batte senza posa tutti i giorni che mancano alla mia partenza, che per quanto siano molti sono limitati. E' una sorta di Limbo.
E quanto è strano seguire le lezioni di letteratura italiana! A Macerata era diverso. Lì la letteratura era qualcosa di vecchio, affrontato in maniera antiquata, accademico e con odore di polvere. Qua ti senti fare i complimenti perché sei italiano, senti la tua cultura valorizzata. Pensi a queste persone che sognano i paesaggi Recanatesi di Leopardi, e tu li hai già visti, per te sono normali.

Tutto è molto diverso da come lo immaginavo.

Weird, direbbe Treevor.
Gli orari sono diversi. Il mio stesso metabolismo cambia e riesco a saltare direttamente dei pasti senza alcun problema.
Ho imparato a guardare prima a destra e poi a sinistra quando attraverso la strada. Mi sembra normale guidare a sinistra. Il mio inglese però non è ancora abbastanza convinciente.
Parlo italiano molto spesso. Ma proprio perché ho questo collegamento con la patria, la mia percezione cambia.

Non mi vergogno di essere italiano. Si, dell'italia mi vergogno. Ma non della mia nazionalità, ora che sono all'estero. Sull'autobus provo il desiderio che qualcuno mi parli, che io venga scambiato per autoctono, da chiunque, anche una vecchietta di 80 anni.
Mi manca Tannert, le piccolissime lezioni, palazzo Torri.
I primi giorni scrivevo appunti in italiano, per non sentirmi uniformato e spaesato. Adesso li scrivo in itanglish, cioè mescolando entrambe le lingue in base alla comodità.

C'è molto ordine qua. Il sistema informatico fa in modo che grazie ad un codice a barre ti possano rintracciare. Per entrare in biblioteca devi passare una tessera su un lettore che apre la sbarra, stessa cosa per uscire. A Macerata per entrare in biblioteca bastava fare le scale.
Gli irlandesi non hanno una gran cultura. Durante la lezione non sono riusciti a tirare fuori l'anno della rivoluzione francese. Ho una marcia in più rispetto a loro. Una cultura superiore. Parlo la loro lingua, ed una che loro non capiranno mai.
Ieri abbiamo fatto una partita di calcio. Non ero molto d'accordo: ero stanco e gli americani sono tutti grossi almeno 3 volte me. Con le loro scarpette da Soccer professionali.
E invece cominciamo, Io, Davide, Treevor, Jonas alias Germany e Christine. Poi passa di lì un irlandese e invitiamo anche lui. Passa altra gente e la partita si allarga. Dimentichiamo i punti e giochiamo solo per divertimento. La conclusione? Nessun antagonismo. L'america, che noi conosciamo per essere la patria dello sport cattivo, dell'antagonismo, del prevalere e della forza fisica ha mandato nell'isola tutte persone al quale non è fregato nulla della partita, dei punti, delle squadre. Nessun fallo in 2 ore di partita. In Italia non mi è mai successo.

Tutto quello che è interessato a loro è stato di poter poi venire in casa nostra a bere qualche bottiglia di vino e del sidro da discount – tutto sommato non male – insieme. Anche loro hanno dimostrato il secessionismo che assurdamente impera tra erasmus (famosi per essere socievoli) di dividersi per nazionalità, ma di tutti sono stati i più friendly, sempre gentili e rispettosi.

Gli irlandesi non hanno grande interesse nel vestirsi. Sono molto essenziali e le ragazze hannoun che di folkloristico, ma anche se a Dublino la moda si fa sentire di più, genericamente non hanno grande interesse per quello che si sono buttati addosso la mattina. Alle superiori hanno divise, anch'esse un po' ridicole.

Se questo può essere visto in maniera negativa (“ah, gli irlandesi non sanno vestirsi!”) in realtà è una gran cosa. Significa che non si fanno prendere in giro dai perversi meccanismi della moda che hanno come unico scopo creare distinzioni, opposizioni, istigare il consumismo e prosciugare i risparmi oltre che donarci una dose extra di stress.

Piove. A vento. La pioggia è sottile come nebbia. Apro la finestra per farne entrare l'odore. I cardini stridono alla potenza del vento.
Irish Weather.
Iera cena italiana. 2 Chili di spaghetti alla carbonara per 6 italiani, uno francopolacco, un germanico e un americano. Tutti hanno ovviamente gradito! Poi un salto alla festa dei francesi. Spocchiosi e asociali come al solito.
Mi manca il verde. Belgrove è piena di alberi e prati, ma è molto diverso.
Mi mancano i ragazzi di casa: Duro, Rida, Fritz, Romolo. Mi manca la batteria e la chitarra.

Ma per ora sopravvivo.

Qua è tutto molto strano. La comunicazione è difficile. Desideri di integrarti ma la tua faccia dice “ITALIA”. Difficile distaccarsi dai pessimi luoghi comuni e misfatti della patria, difficile perdere l'accento. Sarà la strana luce filtrata dalle pesanti nubi, ma in questa nuova posizione tutto sembra nuovo e diverso. E disorientante.

Per ora le novità sono finite e riposo e lavoro mi attendono in egual misura. Che il vento del nord gonfi le vostre vele.



Munnin

Sunday 9 September 2007

The green island

Eh si, come potete vedere dalle foto sono partito. Un ultimo saluto, un abbraccio, consapevoli che per quando possa essere salda la stretta non basterà a salvarci dal distacco.
Così Munnin parte, e se piace a Odino, l'Aldafadr, passerà magnifiche avventure.

Come è stato il mio arrivo?
Traumatico.
L'atterraggio è stato pessimo, e le turbolenze in aria non hanno certo migliorato il volo.
Ho avuto la fortuna di conoscere una ragazza molto colta in aereo, ma lei va a Galway.
Com'è la verde isola?
Dall'alto in verità sembra ben poco verde. Anche dall'autobus di verde ne ho visto ben poco. Grandi edifici di mattoncini rossi, finestre sporgenti stile irish, spazi verdi qua e là non riescono a pareggiare ciò che è stato perduto.
L'autobus mi ha scaricato per strada. Devo ammettere che ho perso la fermata giusta, ma mi avrebbe comunque scaricato su una statale superaffollata in cui, tralaltro, la gente guida a sinistra.
Erano almeno 21 gradi col sole addosso e sudando, con zaino e valigia, ho finalmente raggiunto il campus.
Pensate sia finita? no.
Il campus universitario è grosso almeno tre volte il centro storico di Osimo.
Io vengo dalla campagna. Sono abituato ai rovi e so distinguere le tuglie dai salici. Ma di strade non capisco nulla.
Inutile descrivere la frustrazione nel cercare l'abitazione, camminando tra irlandesi alti, biondi e bianchi che prendono il sole sull'erba, cinesi che parlano stretto e guardano storto, Musulmani nei loro tappeti avvolti addosso e io che sfacchinavo sotto il sole.
Ma non mi sono scoraggiato. Non è un po' di fatica che mi scoraggia. Altrimenti Thor, o Donar il possente si prenderebbe gioco di me.
Scopro che l'acqua costa più della birra e mi chiedo come pretendano di combattere l'alcolismo con simili tariffe.

I miei compagni di stanza sono tutti Erasmus. Julienne, il francese che studia inglese, storia, letteratura, politica e solo lui sa cosa. Parla poco ma non sembra diffidente nei miei confronti. Bianco come il latte che beve, capelli neri e un ridicolo accenno di baffi. Parliamo inglese, e francese quando vogliamo snobbare Juan.
Credo che si scriva così. Se fosse tedesco lo scriverei Chuan, ma è spagnolo. Origini argentine. Pelato, con una cicatrice sull'occhio. Cammina a piedi nudi per la casa e vuole fare sport all'università. Ha una amica, Rajel (stessa pronuncia ch aspirata di Juan) molto carina. Parlano spagnolo tra di loro e li capisco quasi sempre.
Studiano italiano, ma non capiscono molto oltre a qualche parolaccia classica.

Oggi sono andato nella city. An lar dicono in gaelico. E' scritto in tutti i cartelli.
La caratteristica fondamentale sono stati gli odori.
Al centro si arriva con l'autobus della Dublin bus. Questi cassoni gialli blu e azzurri sono ovunque. Credo costituiscano circa il 50% del traffico. Si, perché questa enorme città non ha neanche una metropolitana.
Sono sceso e ho cominciato a camminare. Davanti a me alcune statue di grandi irlandesi e mille negozi, ma non ho idea di dove sono. Trovare una cartina!
A questo punto emerge il primo odore di dublino, quello dei grandi viali. Odore di hamburger ed altro surrogato di cibo di fast food in marcescenza. Se hai fame può anche essere gradevole, ma dopo un po' diventa orrendo. Vedo davanti a me uno di quegli enormi negozi di souvenir. Solitamente evito questa robaccia da turisti di comitiva. Ma vi sono entrato per varie ragioni.

Ci sono anche belle cose: thé irlandesi, Bodhran, maglioni e federe con ricamato il trifoglio (che compro, perché mi manca proprio una federa).
Poi c'è la solita fuffa tipo portachiavi e trifogli sottovuoto et similia. COmpro anche una cartina del centro, a 10 € (un vero furto) ma almeno mi salverà la pelle nelle prime walks.
Capisco di essere a Parnell street. In realtà mi sono sbagliato, ma non so come riesco comunque a raggiungere i luoghi che voglio. Faccio i primi passi per vie secondarie e sento il secondo odore della città: odore di urina.

Urina e vomito forse sarebbe più corretto.

Pensavo che le strade fossero piene di turisti. In realtà il 90% sono asiatici. Questo è uno dei risultati della tigre celtica (gli autoctoni chiamano così il boom economico degli ultimi anni).
Non solo il campus ne è pieno (e lo UCD gode perché pagano più tasse) ma le strade ne sono dominate. Sembra quasi siano loro a far funzionare le cose, delegando agli irlandesi il ruolo di attrazione turistica.

Ad ogni modo continuo per la mia stradina bordata da case di rossi mattoni, senza una meta particolare.
Qui scorgo una bella chiesa che si prende un paio di foto, ma soprattutto una "baretto".
Si, il locale il questione è in una stradaccia, non si chiama neppure pub. Niente manifesti e insegne. Dentro una donna corpulenta serve birre a irlandesi veri, in un ambiente legnoso che è tutto da irish pub.
Ho dimenticato i documenti, ma mostrando la barba chiedo una pinta di Guinness con gentilezza. Degluttisco...

Non mi chiede nulla... spilla con lentezza la birra, fa posare la schiuma, e la pago. Una cazzata, 3.40€. Se pensate che una bottiglia da 50cl di acqua ne costa 1.50... La guinness richiede pazienza per essere gustata al meglio. Dovrò ricordarlo. Gli irlandesi dovevano essere un popolo paziente, un tempo...
Sorseggio la birra in silenzio. Non è come quella dell'obrian. La schiuma è dolce. La birra corposa. Sazia come un pasto. Finita la pinta piscio. Il cesso risale all'800.
Esco e un silenzioso avventore (un anziano) mi saluta cortesemente.
Allora c'è l'irishness! O è solo arteriosclerosi?
Vago ancora un po' nella china town, figlia della tigre. Vedo la via principale, l'ufficio postale dove si barricarono i valorosi della rivoluzione del 1916. Tra cui anche Yeats.
Coraggiosi eh?
Tutti morti. Tranne Yeats, aveva un gran culo il ragazzo.

Sorpasso altri negozi da turisti.
Altro incontro con gli odori: un salone/opera d'arte. Il pavimento è coperto di legno, foglie secche, sottobosco. L'aria è piena dell'odore di casa. Juan crede sia eucalipto. Non glie lo faccio notare, ma è odore di resina e pigne, odore di tuglie che tanto rigogliose crescono nella mia patria.

Temple bar riserva bei viali ed ha anche graziosi vicoli. Ma ovunque prolifera il cemento. Cemento su cui artisti di strada scrivono la propria fame, coronata da arpe e celtic knot.

Un vecchio suona un Bodhran con una base musicale nello stereo. Ha un sorriso ebete. Sarà davvero felice?

Non mi aspettavo certo poeti guerrieri ad ogni vicolo, ma questa dublino stenta. Ad essere credibile.
SI, ci sono artisti di strada irlandesi dalla barba rossa che sembrano leprechaun. CI sono i cartelli in gaelico. Ma quest città ancora non mi convince e mi chiedo se mi sentirò mai un Dubliner.

Capita ogni tanto di scorgere suonatori di strada, anziani, che fanno canzoni tipiche come "fields of athenrye". Tra le loro bianche barbe che suonano flauti e le mani che accarezzano concertine, ti chiedi se hanno mai visto i "campi di athenrye" e cosa ci fanno lì. Viene quasi da commuoversi. Ma devo osservare e continuo per la mia strada.
Passo per il mercato e sono aggredito dagli odori. Un ragazzo arpeggia su una chitarra acustica. Non è il solito jig irlandese.

Vedo una bella chiesa gotica. Entro e trovo un negozio di souvenir enorme. Ovviamente non nutro grande amore verso il cristo bianco, ma mi sono sentito oltraggiato. Ascolto un cd che hanno in vendita. Un medley di 101 canzoni da 15 secondi con base elettronica. Un vero schifo.
La mia strada riprende. C'è una suonatrice d'arpa molto brava che vende anche CD ma non ho il cuore di interromperla per comprarlo.
COsì la strada mi porta a S.Stephen's green. Gran bel parco. Pieno di asiatici. CI sono foto del WWF appesi, scatti veramente ottimi.

Osservo Belgrove dalla finestra. Ci sono molti corvi qua. Mi viene da chiedermi chi sia il vero Munnin. Forse lo siamo un po' tutti.

Che il vento del nord ci porti fortuna.

Munnin

Saturday 8 September 2007

La partenza di Dani

All'imbarco






















Sull'aereo













La spinta












Liftoff

Thursday 6 September 2007

Huggin e Munnin, pensiero e memoria.
Io sono Munnin, la memoria. Consiglio sempre il saggio Odino, detto anche Wotan, o Aldafadr, Grimnir, Draugadrottin, Gangleri e altri mille nomi, sul passato che lui spesso dimentica.
Io vedo e annoto tutto, sono la memoria.
Sono stato spedito in Irlanda, a Dublino. Domani è il giorno della mia partenza.
Per l'ultimo giorno oggi vedo la mia casa.
Questo blog sarà la piattaforma della mia memoria. Ciò che studio, ciò che vedo e quello che penso sarà il tema dei miei post.
Lo stesso farà mio fratello Huggin dalla Germania.
Per conoscere ciò che sta fuori dalla propria tana, dall'italia, e divulgarlo.

Munnin

Wednesday 5 September 2007

Blog geschaffen

Un giorno Huginn e Muninn vennero a posarsi nelle nostre vicinanze, su di un picco sopra le valli, e allora capii che volevano qualcosa da noi: girare il mondo e portare notizia alle orecchie di Wotan. E così, fuor di metafora eccoci: Huginn e Muninn, Leonardo e Daniele, pronti per l'avventura e le imminenti partenze!